L’iperglicemia, ovvero un livello elevato di zucchero nel sangue, è un problema comune tra le persone affette dalla sindrome metabolica. Questa condizione è caratterizzata dalla simultanea
- alterazione del metabolismo glucidico,
- dei valori di pressione arteriosa e
- dall’eccesso di peso corporeo.
Rappresenta una sfida significativa per la salute di milioni di individui in tutto il mondo. L’alterazione del metabolismo glucidico è uno dei sintomi principali della sindrome metabolica. La resistenza all’insulina è una condizione in cui il corpo non risponde adeguatamente all’insulina prodotta dall’organismo. Per questo i tessuti periferici non sono in grado di usare il glucosio, che rimane in circolo. Questo porta a condizioni di glicemia elevata, o iperglicemia.
Quando l’iperglicemia diventa un problema?
I livelli di glicemia a digiuno superiori a 100 mg/dL sono considerati un indicatore di eccesso di zucchero nel sangue. Se questo valore supera i 120mg/dL si può arrivare a una diagnosi di diabete di tipo 2. Questa patologia è spesso presente nei quadri clinici di sindrome metabolica e può avere conseguenze gravi per la salute a lungo termine. Infatti, può portare a una serie di complicanze, tra cui malattie cardiovascolari, danni ai nervi, problemi renali e problemi di vista.
La sindrome metabolica e l’iperglicemia creano una pericolosa connessione. Infatti, un eccesso di zuccheri nel sangue può influenzare negativamente gli altri componenti della sindrome metabolica, come l’ipertensione arteriosa, l’ipertrigliceridemia e le dislipidemie. Questa combinazione di fattori aumenta significativamente il rischio di sviluppare malattie cardiache e altre complicanze gravi per la salute.
Microbiota e gestione degli zuccheri
Recenti studi hanno dimostrato che anche il microbiota intestinale ha un ruolo importantissimo nella gestione dell’iperglicemia. Infatti, quando l’intestino è in equilibrio, il microbiota è in grado di promuovere anche il corretto funzionamento del metabolismo energetico, incluso quello degli zuccheri.
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